Michele Saccani

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Michele Saccani (Parma, 29 settembre 1921Tizzano Val Parma, 22 novembre 1944) è stato un partigiano italiano. Col nome di battaglia "Michele" fu combattente nella 12ª Brigata Garibaldi "Fermo Ognibene"; morì a seguito di uno scontro contro il nemico in una radura sul Monte Caio[1], nell'appennino parmense

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Prossimo alla laurea in Farmacia decise, nel maggio 1944, di aderire alla Guerra di liberazione italiana arruolandosi nelle Brigate Garibaldi.[1]. Va precisato che ai partigiani non riusciti, per motivi militari, a conseguire il titolo di dottori, fu poi assegnata, per decisione unanime delle forze politiche, la laurea Honoris Causa. L'iscrizione "Dottore" nella sua lapide presso il cimitero di Parma dà dunque pienamente conto e giustizia della sua vicenda politico-militare. Cadde vittima, in quel giorno di novembre, insieme ad altri cinque compagni, Ovidio Mattavelli ("Jaurès"), Alfredo Azzoni ("Bill"), Soemo Remagni ("Dimitri"), Arturo Gavazzoni ("Aramis"), [primo nome ignoto] Rossi ("Lampo"), di un violento scontro a fuoco nell'ambito di una più ampia azione strategica di rastrellamento da parte di reparti nazifascisti[2].

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 20 e il 30 novembre 10.000 uomini della Wehrmacht, guidati dal 14º Comando d'armata e dal 51º Corpo d'armata di montagna, "misero in atto una grande operazione di rastrellamento, sotto il nome in codice "Regenwetter" ("Tempo piovoso"), nella zona a Est della Cisa: 4 brigate partigiane [tra le quali la Brigata Ognibene, N.d.A.] vennero circondate e sospinte verso il massiccio del Monte Caio, perdendo circa 100 combattenti e lasciando circa 50 prigionieri in mano al nemico"[3].

Ad Agna, frazione del comune di Corniglio, località nella quale furono portati i corpi dei caduti dopo il ritrovamento, è oggi intitolata la "Via Caduti del Monte Caio", ad imperitura memoria.

L'insegna, nei pressi di Agna, in memoria dei Caduti del Monte Caio

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Cippo commemorativo sul Monte Caio

«L'anno 1944 [...] vedeva giovani accorrere ad imbracciare il fucile. [...] Tra questi Michele Saccani. I disagi, le fatiche, i combattimenti non gli tolsero mai quell'umore che lo distingueva e che lo rendeva popolare e caro a quanti gli stavano vicino. [...] Lo si vide fiero ed accanito sul Monte Penna assediato dai nazifascisti; più tardi ancora a Bardi. Più fiero nel combattimento che lo doveva portare alla morte. Scoperto, circondato, affrontava con pochi uomini il nemico agguerrito ed equipaggiato per un forte rastrellamento. [...] Michele donava il fiore dei suoi anni, i suoi 23 anni, alla Patria, all'idea. Maggio lo aveva visto giovane, forte e pronto, il brumoso novembre lo avvolgeva sanguinante nella sua accogliente nebbia per sempre. Nebbia del tempo, non dello Spirito.»

«In quei giorni il nemico scatenò sull'intero versante Est Cisa un micidiale rastrellamento. L'obiettivo dei nazifascisti era quello di spazzare via definitivamente le forze partigiane delle zone di retrovia per garantirsi il transito di ritirata. (Lo scopo fallì perché la Resistenza seppe riorganizzarsi subito dopo, ma assai doloroso fu il prezzo pagato dai Volontari della Libertà e della popolazione tutta a seguito del grande rastrellamento).

Il 21 novembre 1944 la morsa si strinse intorno alla 12a brigata che teneva il proprio comando a Vesta d'Agna nel Cornigliese. Sotto il tiro incrociato dei rastrellatori caddero cinque partigiani: Arturo Gavazzi, Alfredo Azzoni, Ovidio Mattavelli, Soemo Remagni, e Michele Saccani. Pino Copercini riuscì a salvarsi avendo scelto, dopo l'ordine di sganciamento, di restare immobile sotto del fogliame al centro d'una radura. [...] Nel cinquantesimo anniversario del tragico evento, Pino ricorda intensamente gli amici perduti: 'Eravamo legati da uno spirito fraterno, anche perché, facendo parte d'un gruppo di coetanei, ci frequentavamo già in città. In particolare ero intimo di Michele Saccani, compagno di classe del Liceo scientifico". La forte figura di Michele Saccani prende vita attraverso le parole commosse dell'amico sopravvissuto. Nell'ambiente studentesco di Parma, Michele primeggiava per eleganza, doti d'intelletto e spirito arguto. Insieme a Pino frequentava il Piccolo bar degli Scovenna, vicino alla Piazza, ritenuto un ritrovo per cosiddetti gagà. Con questo termine venivano allora bollati gli studenti che non si lasciavano indottrinare. Secondo il 'regime' essi erano noncuranti di tutto fuorché dell'aspetto esteriore, piuttosto ricercato. Questi giovani non rispondevano al modello di gioventù vitalista e guerriera dei tempi»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c "I caduti per la libertà", in Gazzetta di Parma, 3 maggio 1945.
  2. ^ Gazzetta di Parma, 25 aprile 1994, p. 5
  3. ^ ISREC Parma, Resistenza, www.istitutostoricoparma.it, URL visitato il 02/01/2021
  4. ^ Cinquant'anni fa caccia ai partigiani, in Gazzetta di Parma, 21 novembre 1994, p. 5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cipriani, F., Guerra partigiana nella provincia di Parma, Anpi della privincia di Parma Editore
  • Cipriani, F., Guerra partigiana: operazioni nelle provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Anpi della provincia di Parma Editore
  • Minardi, M. (a cura di), Memorie di pietra. Monumenti alla resistenza durante l'occupazione militare tedesca nella provincia di Parma, Anpi della provincia di Parma Editore
  • Villa, M., Rinaldi, M., Dal Ventasso al Fuso: guerra partigiana nelle valli dell'Enza e del Parma, Battei Editore, Parma

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